Homer - l'Urlo

Attacchi di Panico

 Secondo le stime più recenti (Adnkronos, 2010) sono 8 milioni gli italiani che soffrono di Attacchi di Panico,

Homer - l'Urlospesso giovani tra i 15 e i 35 anni, o adulti tra i 44 e i 55 anni. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità entro il 2020 sarà la seconda patologia più diffusa al mondo, dopo i disturbi cardiovascolari.

Di cosa si tratta

Sono episodi in cui si viene colti da un improvviso terrore, che raggiunge la massima intensità in pochi istanti e si esaurisce nell’arco di alcuni minuti. Sono accompagnati da un senso di perdita del controllo, paura e sintomi fisici come palpitazioni, dolore al petto, senso di mancanza d’aria. In alcuni casi c’è la sensazione di trovarsi all’esterno del proprio corpo e di guardarsi dall’alto (depersonalizzazione); in altri la sensazione che il proprio corpo sia irreale (derealizzazione).

La Paura della Paura

Il primo attacco è un’esperienza terribile; da quel momento è sempre presente il timore di un nuovo attacco. Si sviluppa così uno stato di allerta persistente, chiamato Ansia anticipatoria.

Sintomi

–  Palpitazioni
–  Senso di affanno e di mancanza d’aria
–  Vertigini, senso di instabilità o di svenimento
–  Sensazione di perdere il controllo
–  Dolore al petto
–  Improvvisa sudorazioneAttacco di Panico al supermercato
–  Vampate di calore o brividi
–  Formicolii e tremori
–  Nausea o dolori addominali
–  Paura di morire o di impazzire
–  Sensazione di irrealtà o di estraneità
–  Forte disagio se ci si trova in luoghi dai quali sarebbe difficile allontanarsi o ricevere aiuto

Pensieri frequenti

“Se vedono che sto male pensano che sono strano”

“Se chiedo aiuto faccio una figuraccia”

“Se sto male come faccio ad uscire?”

“Se c’è la fila mi viene un attacco”

“Mi gira la testa, e se svengo?”

“Mi manca l’aria, soffoco!”

“Mi verrà un infarto”

Il circolo vizioso del Panico

Ecco come si genera l'attacco di panico

Cosa fare

Per prima cosa rivolgiti al tuo Medico per effettuare alcuni accertamenti ed escludere eventuali disturbi organici (ad es. ipertiroidismo). E’ importante porre un limite ragionevole al numero di esami, che potrebbero nascondere una difficoltà ad accettare la natura psicologica del problema.

La punta dell’iceberg

Il disturbo di Panico è spesso l’espressione di un disagio nascosto, a volte un blocco in una fase cruciale del percorso evolutivo personale. La psicoterapia aiuta a capire il ruolo del disturbo nel proprio percorso esistenziale, a rispondere a domande come: 
Cosa sta segnalando questo panico?
Cosa vuole comunicare?
Sono bloccato? Sono felice?

Terapia Cognitivo-Comportamentale

Sei stufo di dipendere da un farmaco, di vivere nella paura che possa ritornare l’attacco, di avere il terrore di affrontare una coda in auto o alle poste?Panic button
Sei stufo di nascondere il problema, di temere che qualcuno scopra il tuo “segreto” e ti giudichi male?
Vorresti tornare alla normalità?
Se aspetti a curarlo potrebbe diventare cronico.
Se ti affidi a un farmaco potrebbe essere difficile abbandonarlo in seguito.
La psicoterapia cognitivo comportamentale, individuale o di gruppo, può aiutarti a risolvere il problema in modo definitivo e dare un senso a quello che stai vivendo.
E’ una terapia psicologica breve, un percorso strutturato e collaborativo, efficace nella maggior parte dei casi, che permette di liberarsi per sempre dagli Attacchi di Panico. Ecco i contenuti principali:
Psicoeducazione, Rilassamento e Respirazione Diaframmatica, Esposizione graduale alle sensazioni corporee e alle situazioni temute, Ristrutturazione Cognitiva delle credenze disfunzionali, Assertività e Problem Solving, ecc.

L’Agorafobia

Con l’aggravarsi dei sintomi si cerca di evitare ogni situazione che potrebbe evocare un attacco, specialmente i luoghi affollati, i luoghi chiusi, le file, gli spazi aperti, i posti in cui si è soli, ecc.
Gli evitamenti possono portare a cambiare radicalmente il proprio stile di vita, a limitare la propria autonomia, a vivere confinati in pochi luoghi “sicuri”, incapaci di tollerare la minima variazione dalla routine quotidiana e spesso in balia di un farmaco che ci si porta sempre con sé.
Nei casi più gravi l’isolamento sociale può portare ad una forma di depressione secondaria.

Un esempio: il caso di Giovanna

 Dott. Stefano Zucchi

Psicologo Psicoterapeuta