cambiamento

Metabolé

Consapevole dell’impermanenza, diventi positivo, amorevole e saggio.
Thich Nhat Hanh

Metàbole: dal greco metabolé ‘mutamento, cambiamento’, derivato di metabállein ‘gettare oltre, cambiare’.

Le nostre vite sono in continuo mutamento e opporsi ad esso è un tentativo vano, che spesso porta a sofferenza, insoddisfazione, senso di vuoto.
Come esseri umani abbiamo infatti una spiccata capacità di adattamento che ci permette di sopravvivere anche psicologicamente in ogni circostanza. Col tempo creiamo un equilibrio, ci affezioniamo e ci identifichiamo con esso. Inevitabilmente poi le cose cambiano (luoghi, persone e anche noi stessi) e siamo costretti a mettere in dubbio l’equilibrio che avevamo creato. cambiamento Allora iniziamo a sentire varie tensioni e spinte ad abbandonare quella posizione.. ma spesso ci ostiniamo ad aggrapparci alla certezza di quello che eravamo..
Ecco, questa difficoltà ad accettare il cambiamento è spesso responsabile della incapacità a gestire molte situazioni problematiche come il lutto, le separazioni, le crisi maturative, il distacco dai figli, i cambiamenti nella vita di coppia, ecc.
Abbiamo paura dei cambiamenti perchè ci espongono all’ignoto, al timore di non essere in grado di farcela, alla difficoltà a rinunciare alle cose cui siamo legati, ecc.

Talvolta di fronte ai cambiamenti drammatici o semplicemente evolutivi della nostra vita rimaniamo bloccati in uno stato di sofferenza perchè abbiamo la convinzione che le cose, le relazioni, debbano essere durevoli e immutabili.

E’ un pò quello che i buddisti chiamano impermanenza.
Se un fiore sfiorisce e muore non soffriamo granchè, perchè sappiamo che i fiori nascono e muoiono. Sappiamo anche che rinascerà, con le giuste cure; allora non soffriamo perchè sappiamo che questo fa parte della sua vita.
Se invece la nostra amata ci lascia, la nostra sofferenza può essere insopportabile. Succede questo anche perchè siamo convinti che quella relazione avrebbe dovuto durare per sempre. Soffriamo anche quando ci accorgiamo che una relazione affettiva è cambiata; ci sentiamo traditi perchè eravamo convinti che almeno queste cose non dovessero cambiare mai. Ci chiudiamo in noi stessi e rimaniamo bloccati dalla rabbia.

Se non comprendiamo e accettiamo questi cambiamenti non possiamo interrogarci sulla loro natura, attivarci personalmente per stabilire un nuovo equilibrio, e infine salvare quello a cui teniamo.

E allora mettiamoci in gioco, facciamo metabolé, accettiamo il naturale e necessario processo di trasformazione delle cose e di noi stessi… è meglio padroneggiarlo piuttosto che esserne travolti e diventarne vittime.
Scopriremo in poco tempo che il cambiamento arricchisce le nostre vite.

Dott. Stefano Zucchi

Psicologo – Psicoterapeuta


hamburger

Counseling Psiconutrizionale

hamburger

Quante volte abbiamo incominciato una dieta per perdere peso ma ci siamo arresi dopo qualche settimana di sacrifici estenuanti?

A volte si tratta di diete fortemente squilibrate, che comportano gravi privazioni di nutrienti e quindi sono poco tollerate dall’organismo (per fortuna…). Altre volte sono diete corrette ma che in ogni caso si scontrano con forti resistenze del nostro corpo; proviamo a concentrarci sul menù giornaliero, sulle quantità, ma non riusciamo ad avere la giusta continuità e piano piano le eccezioni diventano una regola fino a mollare la dieta.

Perchè è così difficile privarsi del cibo?

Quante volte abbiamo incominciato una dieta per perdere peso ma ci siamo arresi dopo qualche settimana di sacrifici estenuanti?

A volte si tratta di diete fortemente squilibrate, che comportano gravi privazioni di nutrienti e quindi sono poco tollerate dall’organismo (per fortuna…). Altre volte sono diete corrette ma che in ogni caso si scontrano con forti resistenze del nostro corpo; proviamo a concentrarci sul menù giornaliero, sulle quantità, ma non riusciamo ad avere la giusta continuità e piano piano le eccezioni diventano una regola fino a mollare la dieta.

Perchè è così difficile privarsi del cibo? torta o carote?

Il nostro stile alimentare è estremamente connesso a fattori emotivi e psicologici (oltre che culturali ecc.). Mangiare non è solo assumere nutrienti, è una gratificazione profonda e antica, con una forte spinta motivazionale, un po come ricevere un premio. Pensate poi a tutti gli aspetti evolutivi (ad esempio il latte materno che dona calore, cure ed affetto) e anche alla spinta biologica per la sopravvivenza della specie. L’alimentazione è poi intimamente legata a ricordi, vissuti personali, profumi, sapori ecc.

Il cibo, infine, viene comunemente usato per gestire le emozioni negative quotidiane (pensate ad esempio a quanto potremmo mangiare in tarda serata in solitudine davanti alla televisione, o nel momento di rilasciamento di tutte le tensioni giornaliere, lavorative ecc.).

E’ anche per questo che spesso mettersi a dieta non basta per riuscire a seguirla in modo continuativo.

Quando, in caso di sovrappeso, obesità, problematiche mediche, ci sono difficoltà a seguire una dieta corretta, è estremamente utile seguire un percorso di Counseling Psiconutrizionale.

Si tratta di un ciclo di incontri a cadenza settimanale (o bisettimanale) che tramite l’uso di diari alimentari e di tecniche di tipo Cognitivo Comportamentale affianca il percorso dietetico e permette di:

– trovare la giusta motivazione per portare a termine il percorso dietetico

– strutturare un cambiamento nello stile di vita

– distinguere fame biologica da fame emotiva

– imparare le tecniche di gestione della fame emotiva

– avere la possibilità di lavorare su eventuali problematiche relazionali o psicologiche che sottostanno alla difficoltà nel tollerare le emozioni negative

– individuare un obiettivo di peso ragionevole, ecc.


E’ un percorso che si svolge con la supervisione di un professionista nel campo dell’alimentazione.

Attualmente i dietisti che mi affiancano in questo percorso sono la dott.ssa Sara Biondi, la dott.ssa Mara Grandi, la dott.ssa Chiara Zannoni.


emozioni e cibo

Alimentazione Emotiva

“Fate l’amore con il sapore”

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“Non riesco a mandarlo giù”
“Sono pieno fino a qui di questa situazione”
“Mi è difficile da digerire e non vedo l’ora di sputarlo fuori”
“Quel tizio mi fa vomitare”
“Ti faccio ingoiare quello che hai detto…”

 Esistono molti altri esempi di come nella nostra cultura vi sia una confusione tra cibo ed emozioni. L’alimentazione emotiva significa usare il cibo per far fronte alle emozioni che abbiamo difficoltà a tollerare. Non è una malattia né un segno di debolezza: raramente infatti mangiamo solo per soddisfare la fame biologica e per nutrirci.

emozioni e cibo

L’alimentazione emotiva permette di affrontare situazioni di noia, ansia, rabbia o tristezza con una cosa che è sempre disponibile e che dà una gratificazione immediata: il cibo. Il vantaggio a breve termine è di bloccare o attenuare le emozioni negative. Lo svantaggio è che non permette di riflettere sulle proprie emozioni, distanziarsene, accettarle ed elaborare risposte adeguate. Succede infatti che disinneschiamo quelle emozioni assumendo del cibo ma perdiamo la possibilità di capire cosa le ha generate, e quindi fronteggiare la causa in modo da evitare che si ripeta.

In poche parole i problemi rimangono lì dove sono e le emozioni negative si ripresenteranno. Vi è poi il senso di colpa per aver perso il controllo sul cibo, tanto maggiore se in presenza di sovrappeso o obesità.

Può quindi verificarsi un circolo vizioso, che semplificando può apparire così:

Alimentazione Emotiva

Ecco 3 comportamenti tipici dell’alimentazione emotiva:

  • Spuntini furtivi, specie nel tardo pomeriggio, sera o tarda notte.
  • Pascolo, fame emotiva intermittente in luoghi differenti per tutto l’arco della giornata. Emozioni come noia, rabbia, paura..
  • Abbuffata compulsiva, seguita da senso di colpa, disgusto di sé e la convinzione che non ho il controllo sulla fame..

Cosa fare?

La soluzione più efficace per imparare a controllare l’alimentazione emotiva è il Counseling Psiconutrizionale, un ciclo di 5 o 10 incontri che si basa sulle moderne tecniche Cognitivo Comportamentali per affrontare sovrappeso ed obesità.

Counseling Psiconutrizionale: di cosa si tratta?


Una moderna schiavitù

 Nadia tu mi parli di bilancia, gonfiore, jeans stretti, pancia, cellulite, olio, pizza, cioccolato… ma non ti accorgi che qui c’è in gioco la tua libertà… dietro a tutti questi pensieri che banchettano nella tua mente c’è una vita che si sta inaridendo e si arrende al disturbo alimentare… Non hai più il controllo, non sei più libera… 

Nel 2016 non ci sono più pesanti catene di ferro a impedirci di essere liberi, non c’è l’inquisizione e il rogo, né fascisti o partigiani… Oggi la schiavitù è molto più sottile e invisibile… nel modo in cui ci si veste, in cui si parla, nell’aderire ai soliti stereotipi sociali, agli ideali di bellezza imposti dalle grandi marche, dai cosmetici… nel dover apparire, mascherarsi… che poi genera tutta questa paura di mostrarsi per come si è, e questa difficoltà ad accettarsi…

Nadia non stai lottando contro il gonfiore o i fianchi larghi… stai lottando per la tua libertà personale… la libertà di avere in testa sogni, desideri, progetti, fantasie e giochi… invece che essere schiavi di pensieri finti, sterili, pensieri che ci offrono soluzioni improbabili al nostro malessere: “Devo arrivare a 45 kg… Devo perderne ancora 5… Deve entrarmi il jeans dell’anno scorso… Devo avere la pancia piatta… altrimenti ho fallito… altrimenti non valgo niente… altrimenti faccio schifo…” Non sono i tuoi pensieri, Nadia, è una moderna schiavitù che ti vuole appiattire, annullare, costringerti all’infelicità, a inseguire una follia...

Credi davvero che sarai felice a xx kg?

Pensa a quello a cui rinunci… è anche difficile immaginarlo… non hai nemmeno l’idea di quello che può esserci in una vita in cui cibo e corpo vengono spodestati…

Allora prova a fare questo esercizio: ogni volta che ti viene il pensiero, per esempio “Sono gonfissima, devo eliminare..” tu sostituiscilo con “Cosa mi serve davvero per essere felice?”… o anche con il pensiero “Non è il gonfiore, né la pancia, né il cibo… è la mia libertà…”

1. Ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale.