Man Ray - Tears - Depressione

La Depressione

“Nel profondo dell’inverno finalmente ho scoperto dentro di me un’invincibile estate”

(Albert Camus)

 Non siamo destinati ad essere vittime passive del nostro passato, delle circostanze, di episodi che ci hanno profondamente sconvolto, della nostra vulnerabilità emotiva e biologica. Se un certo grado di tristezza e malinconia può essere considerato un normale turbamento dell’umore legato a un periodo di difficoltà, a una perdita o a una malattia, si è affetti da depressione quando non si riesce più a ripristinare un adeguato equilibrio affettivo dentro di sé. E’ importante chiarire che la depressione non è dovuta a colpe personali, a egoismo o a una particolare debolezza di carattere. Non è neppure uno stato d’animo che si può superare da soli con uno sforzo di volontà. Anche se si presenta come un tormento esistenziale la depressione è un’entità clinicamente significativa, un naufragio esistenziale che porta al venir meno del senso di vivere, ed ha tra le cause radici biologiche (cambiamenti nella regolazione dei neurotrasmettitori che controllano il passaggio degli impulsi nervosi) genetiche e psicosociali.

I farmaci possono essere importanti nel ridurre i sintomi e migliorare il tono dell’umore ma non possono costruire un nuovo equilibrio psicologico né un cambiamento profondo, non migliorano le abilità sociali e non riducono la vulnerabilità alle ricadute. La psicoterapia cognitiva comportamentale invece, unita se necessario ad un approccio farmacologico, accompagna la persona a prendere coscienza delle possibili cause e insegna a correggere i modi disfunzionali di pensare che mantengono questo problema. E’ la forma di terapia che ha ricevuto più conferme negli studi clinici.

Man Ray - Tears - Depressione

Man Ray, “Tears”

Sintomi:

  • Stato d’animo di tristezza, abbattimento, sentirsi giù per la maggior parte del giorno, spesso peggiora al mattino
  • Perdita di interesse o piacere per le attività quotidiane e per ciò che succede attorno a sé
  • Trascurare il proprio aspetto, la propria cura personale
  • Pessimismo e mancanza di speranze, fino alla disperazione
  • Atteggiamento solitario, apatico, con espressione del viso spenta o assente
  • Irritabilità o agitazione: a volte intolleranza verso i propri difetti (reali o immaginari) e verso i difetti o gli sbagli altrui
  • Senso di colpa eccessivo
  • Senso di valere poco, di essere un fallito, di essere inutile o senso di vuoto
  • Pianti frequenti, a volte immotivati
  • Cambiamenti nell’appetito: per lo più le persone depresse perdono l’appetito e dimagriscono, ma ve ne sono che mangiano di più
  • Difficoltà a concentrarsi e a prendere decisioni, anche piccole
  • Incapacità di pensare lucidamente
  • Mancanza di energia, facile stanchezza e spossatezza: spesso si trascorre molto tempo sul divano o a letto, e ci si sveglia la mattina con un senso di incapacità ad affrontare la giornata
  • Disturbi del sonno: chi è depresso spesso si sveglia troppo presto al mattino senza sentirsi riposato; vi sono però persone depresse che dormono troppo.
  • Pensieri ricorrenti che non vale la pena di vivere o addirittura pensieri di morte o suicidio
  • Episodi di pianto immotivato
  • Diminuzione dell’interesse sessuale
  • Isolamento sociale
  • Dolore somatico diffuso (a volte cefalea, disturbi gastrointestinali, ecc)
  • Difficoltà di memoria, che nell’anziano possono essere tali da dar luogo a un quadro di apparente demenza, la cosiddetta pseudodemenza depressiva

Depressione donna

Si può parlare di depressione quando il nostro umore, che di solito è come un pendolo che oscilla continuamente tra gioia e tristezza, slancio e insicurezza, si blocca e si irrigidisce solo sui toni “bassi” per un periodo abbastanza lungo; quando si perde l’interesse e il piacere nel fare attività che prima piacevano, si hanno disturbi nel sonno, diminuzione del desiderio sessuale, tendenza all’isolamento, crisi di pianto.
Accanto alla tristezza, al senso di vuoto e di inutilità sono presenti sentimenti di insicurezza, di essere indegni, pensieri ricorrenti anche di morte e di suicidio.
La depressione è caratterizzata da un cambiamento nel modo di pensare, di sentire, di agire. Anche se questo cambiamento può avvenire in modo graduale, la persona depressa non è più la stessa di prima. Ad esempio, uno studente brillante potrebbe arrivare a convincersi di non essere in grado di terminare i suoi studi; una madre affettuosa può cominciare a trascurare i suoi figli; un lavoratore intraprendente può perdere ogni interesse per la propria attività.
Un’altra comune conseguenza della depressione è la vergogna di essere depresso e di non riuscire a superare la depressione: ma è solo accettando questa condizione, sinonimo anche di una certa sensibilità, che si può chiedere aiuto e iniziare un cammino concreto per uscirne.

Segue: I volti della depressione

Dott. Stefano Zucchi

Psicologo – Psicoterapeuta


panic

Attacchi di Panico: la storia di Giovanna

 Giovanna1 è una donna di 43 anni, madre di un adolescente. E’ sempre stata una persona apprensiva, ma non ha mai avuto problemi psicologici a parte qualche difficoltà dopo il parto. Un sabato in cui è particolarmente stressata e di fretta, mentre fa la spesa da sola all’ipermercato è improvvisamente colpita da un forte disagio. C’è una grande folla di clienti, caos e forti rumori. Giovanna inizia a sentire un dolore al petto, tachicardia, giramenti di testa e nausea, senso di soffocamento, intensa sudorazione. In pochi istanti queste sensazioni peggiorano e viene colta dal terrore, dalla certezza di impazzire o di stare per avere un infarto.

panicInoltre è assalita dalla paura che le altre persone possano notare i suoi atteggiamenti e si chiede cosa potrebbero pensare di lei. C’è molta folla e pensare che l’uscita è lontana la fa disperare: ha paura di perdere il controllo, di mettersi a urlare in mezzo al supermercato “come una pazza!”.
Tutto questo accade in pochi minuti che per Giovanna sembrano un’eternità.
Poi un signore vicino a lei si accorge che c’è qualcosa che non va e la accompagna in una corsia più tranquilla, le dà qualche parola di comprensione e rassicurazione, e lei si riprende completamente in pochi minuti.
Il primo attacco di panico è un’esperienza terrificante, tanto che Giovanna da quel momento vive con la paura che possa ripresentarsi. Allora corre ai ripari iniziando ad evitare i posti in cui crede che potrebbe verificarsi un nuovo attacco: smette di fare la spesa da sola o comunque solo in piccole botteghe conosciute, smette di andare al cinema, nei ristoranti affollati e nei centri commerciali, smette di passeggiare da sola in centro e di frequentare la palestra. Progressivamente la sua vita cambia e a Giovanna sembra un normale adattamento: in pochi mesi la sua vita ruoterà attorno ad alcuni posti “sicuri”, si sentirà sempre meno indipendente perché deve sempre farsi accompagnare da qualcuno che possa aiutarla se si ripresenta l’attacco e porterà sempre con se le gocce di ansiolitico che le ha prescritto il suo medico.
Nel frattempo Giovanna inizia una serie di accertamenti ed esami, visite specialistiche ripetute da vari medici che sono concordi nell’escludere una patologia organica: “Lei è sana. I suoi sono attacchi di panico. Dovrebbe parlarne con un professionista.”
Giovanna è riluttante all’idea di andare da uno psicologo: “Io non sono matta! Questi disturbi fisici ce li ho veramente, non mi sto inventando niente!”.
Poi i suoi familiari la convincono a fare almeno un solo colloquio e Giovanna trova finalmente ascolto, comprensione e rassicurazione. Le viene spiegato il meccanismo subdolo di questo problema molto comune, e il modo di superarlo.
Nell’ambito di un percorso relativamente breve Giovanna affronta le sue paure e si riappropria dello spazio vitale che il disturbo le aveva tolto.

Dott. Stefano Zucchi

Psicologo Psicoterapeuta

1. Ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale.


Homer - l'Urlo

Attacchi di Panico

 Secondo le stime più recenti (Adnkronos, 2010) sono 8 milioni gli italiani che soffrono di Attacchi di Panico,

Homer - l'Urlospesso giovani tra i 15 e i 35 anni, o adulti tra i 44 e i 55 anni. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità entro il 2020 sarà la seconda patologia più diffusa al mondo, dopo i disturbi cardiovascolari.

Di cosa si tratta

Sono episodi in cui si viene colti da un improvviso terrore, che raggiunge la massima intensità in pochi istanti e si esaurisce nell’arco di alcuni minuti. Sono accompagnati da un senso di perdita del controllo, paura e sintomi fisici come palpitazioni, dolore al petto, senso di mancanza d’aria. In alcuni casi c’è la sensazione di trovarsi all’esterno del proprio corpo e di guardarsi dall’alto (depersonalizzazione); in altri la sensazione che il proprio corpo sia irreale (derealizzazione).

La Paura della Paura

Il primo attacco è un’esperienza terribile; da quel momento è sempre presente il timore di un nuovo attacco. Si sviluppa così uno stato di allerta persistente, chiamato Ansia anticipatoria.

Sintomi

–  Palpitazioni
–  Senso di affanno e di mancanza d’aria
–  Vertigini, senso di instabilità o di svenimento
–  Sensazione di perdere il controllo
–  Dolore al petto
–  Improvvisa sudorazioneAttacco di Panico al supermercato
–  Vampate di calore o brividi
–  Formicolii e tremori
–  Nausea o dolori addominali
–  Paura di morire o di impazzire
–  Sensazione di irrealtà o di estraneità
–  Forte disagio se ci si trova in luoghi dai quali sarebbe difficile allontanarsi o ricevere aiuto

Pensieri frequenti

“Se vedono che sto male pensano che sono strano”

“Se chiedo aiuto faccio una figuraccia”

“Se sto male come faccio ad uscire?”

“Se c’è la fila mi viene un attacco”

“Mi gira la testa, e se svengo?”

“Mi manca l’aria, soffoco!”

“Mi verrà un infarto”

Il circolo vizioso del Panico

Ecco come si genera l'attacco di panico

Cosa fare

Per prima cosa rivolgiti al tuo Medico per effettuare alcuni accertamenti ed escludere eventuali disturbi organici (ad es. ipertiroidismo). E’ importante porre un limite ragionevole al numero di esami, che potrebbero nascondere una difficoltà ad accettare la natura psicologica del problema.

La punta dell’iceberg

Il disturbo di Panico è spesso l’espressione di un disagio nascosto, a volte un blocco in una fase cruciale del percorso evolutivo personale. La psicoterapia aiuta a capire il ruolo del disturbo nel proprio percorso esistenziale, a rispondere a domande come: 
Cosa sta segnalando questo panico?
Cosa vuole comunicare?
Sono bloccato? Sono felice?

Terapia Cognitivo-Comportamentale

Sei stufo di dipendere da un farmaco, di vivere nella paura che possa ritornare l’attacco, di avere il terrore di affrontare una coda in auto o alle poste?Panic button
Sei stufo di nascondere il problema, di temere che qualcuno scopra il tuo “segreto” e ti giudichi male?
Vorresti tornare alla normalità?
Se aspetti a curarlo potrebbe diventare cronico.
Se ti affidi a un farmaco potrebbe essere difficile abbandonarlo in seguito.
La psicoterapia cognitivo comportamentale, individuale o di gruppo, può aiutarti a risolvere il problema in modo definitivo e dare un senso a quello che stai vivendo.
E’ una terapia psicologica breve, un percorso strutturato e collaborativo, efficace nella maggior parte dei casi, che permette di liberarsi per sempre dagli Attacchi di Panico. Ecco i contenuti principali:
Psicoeducazione, Rilassamento e Respirazione Diaframmatica, Esposizione graduale alle sensazioni corporee e alle situazioni temute, Ristrutturazione Cognitiva delle credenze disfunzionali, Assertività e Problem Solving, ecc.

L’Agorafobia

Con l’aggravarsi dei sintomi si cerca di evitare ogni situazione che potrebbe evocare un attacco, specialmente i luoghi affollati, i luoghi chiusi, le file, gli spazi aperti, i posti in cui si è soli, ecc.
Gli evitamenti possono portare a cambiare radicalmente il proprio stile di vita, a limitare la propria autonomia, a vivere confinati in pochi luoghi “sicuri”, incapaci di tollerare la minima variazione dalla routine quotidiana e spesso in balia di un farmaco che ci si porta sempre con sé.
Nei casi più gravi l’isolamento sociale può portare ad una forma di depressione secondaria.

Un esempio: il caso di Giovanna

 Dott. Stefano Zucchi

Psicologo Psicoterapeuta


Attacchi di panico - Psicologo Rimini

Disturbi d’Ansia

L’ansia è un fenomeno normale, anche se fastidioso, un’emozione di base caratterizzata da paura, apprensione, preoccupazioni. Si tratta di un sistema difensivo che si attiva quando una situazione viene percepita soggettivamente come pericolosa.

E’ una reazione contemporaneamente fisica e psicologica che si traduce in una tendenza immediata all’esplorazione dell’ambiente, alla ricerca di spiegazioni, rassicurazioni e vie di fuga. L’organismo viene messo in uno stato di attivazione attraverso una serie di fenomeni neurovegetativi che preparano a una risposta appropriata (aumento della frequenza del respiro, del battito cardiaco e della sudorazione, blocco intestinale ecc.).
L’ansia è quindi una preziosa risorsa che protegge l’individuo dalle potenziali minacce del mondo esterno, mantiene lo stato di allerta e migliora le prestazioni. Infatti senza ansia sarebbe difficile persino attraversare la strada, prepararsi per un esame, affrontare un colloquio di lavoro, guidare in una strada affollata, ecc.

Invece quando l’attivazione del sistema di ansia è cronica, ingiustificata o sproporzionata rispetto alle situazioni si può sviluppare un Disturbo d’Ansia, che procura disagio e sofferenza nell’individuo e può renderlo incapace di affrontare anche situazioni comuni.

I più frequenti Disturbi d’Ansia sono:

  • ATTACCHI DI PANICO

  • FOBIE SPECIFICHE e FOBIA SOCIALE

  • ANSIA GENERALIZZATA

  • DISTURBO OSSESSIVO COMPULSIVO

  • DISTURBO POST-TRAUMATICO DA STRESS



     

Mela - Magritte

Problemi col Cibo

E quando addentate una mela, ditele nel vostro cuore:
“I tuoi semi vivranno nel mio corpo,
E i tuoi germogli futuri sbocceranno nel mio cuore,
La loro fragranza sarà il mio respiro,
E insieme gioiremo in tutte le stagioni.”

Kahlil Gibran

Mela - Magritte

 I Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) sono molto frequenti nei paesi occidentali: secondo gli ultimi dati del Ministero della Salute ogni anno in Italia si ammalano oltre 9000 persone, spesso femmine nella fascia di età tra i 12 e i 25 anni.

Di cosa si tratta

Chi soffre di DCA ha un rapporto alterato con il cibo, il peso e la forma fisica, che si esprime attraverso comportamenti pericolosi per la propria salute, come il vomito autoprovocato, le abbuffate, la dieta estrema, l’abuso di lassativi e diuretici.
A questi comportamenti si associano spesso depressione, ansia, irritabilità e comportamenti autolesivi, che si attenuano o scompaiono con la risoluzione del problema alimentare.
Spesso questo problema è l’espressione di un disagio psicologico che si può affrontare con successo in un percorso terapeutico integrato di riabilitazione nutrizionale e psicoterapia.

 

Campanelli d’allarme

  • Alterni il digiuno alle abbuffate
  • Utilizzi strategie per non aumentare di peso (vomito, lassativi, diuretici, attività fisica estenuante)
  • Hai molta paura di ingrassare anche se sei normopeso o sottopeso
  • Segui una dieta ferrea da molto tempo
  • Dai molta importanza al peso e alla forma fisica per sentirti bene con te stessa
  • Provi spesso profondi sensi di colpa relativi al cibo e insoddisfazione per il peso o la forma del tuo corpo
  • Quando sei sola tendi a perdere il controllo sul cibo (lo divori senza riuscire a fermarti)
  • Hai un forte desiderio di essere più magra
  • E’ importante per te avere un grande autocontrollo sul cibo e dominare la fame
  • Ti pesi molte volte in una settimana
  • Il cibo occupa molto spazio nella tua vita
  • Ti butti sul cibo quando provi noia, tensione nervosa, rabbia o tristezza

Cosa fare

In presenza di uno o più di questi comportamenti è importante contattare un professionista esperto in DCA, che possa fare una diagnosi accurata e programmare un intervento. Il trattamento ambulatoriale di tipo cognitivo comportamentale ha dato prova di notevole efficacia nei casi di lieve e moderata gravità. L’equipe terapeutica ideale per il trattamento di questi disturbi è composta da: psicoterapeuta, medico nutrizionista e dietista specializzati nella terapia dei DCA.

Quando il DCA colpisce un adolescente, i genitori dovrebbero essere coinvolti nella terapia perché la loro collaborazione è una risorsa molta preziosa e cruciale per il buon esito della cura.

 

Cosa dire

Se sei preoccupato per i comportamenti alimentari di un tuo conoscente, è importante esprimere le tue preoccupazioni in modo comprensivo e supportivo. Parla dei comportamenti specifici che ti hanno fatto pensare ad un DCA. Chiedi di affrontare questi aspetti con un professionista; offriti, se te la senti, di aiutarlo a prendere un appuntamento o di accompagnarlo alla visita. Evita il conflitto: se lui rifiuta di riconoscere l’esistenza del problema accettalo senza contraddirlo, ma lascia intendere che sei disponibile a parlarne in futuro, qualora lui lo volesse. Evita di indurre sensi di colpa o vergogna per i suoi comportamenti. Usa frasi come: “Sono preoccupato per te, perché rifiuti di mangiare” o “Mi spavento quando ti sento vomitare”. Evita le semplificazioni: “Se smetterai, tutto andrà a posto”.

Fallo riflettere sulle cose a cui rinuncia;  il cibo occupa troppo spazio nella sua vita, a scapito di una piena realizzazione di sé.

 

Complicazioni mediche

Le complicanze mediche dei DCA hanno entità variabile a seconda del grado di malattia, della durata dei sintomi e della loro gravità, a carico di:

  • Apparato cardiocircolatorio
  • Apparato gastrointestinale
  • Apparato muscoloscheletrico
  • Apparato genito-urinario
  • Sistema Nervoso Centrale e Periferico
  • Rischio di morte, nei casi gravi e cronici, legato alle complicanze del vomito, dell’abuso di diuretici e/o lassativi,  e della denutrizione

Sovrappeso e Obesita’

In caso di sovrappeso o obesità è utile un percorso psico-nutrizionale per la gestione del peso e dell’alimentazione emotiva, che possa bilanciare cambiamento e accettazione dell’immagine corporea.

Dott. Stefano Zucchi

Psicologo Psicoterapeuta


Cambiamento

I Segnali del Cambiamento

“Ero intelligente e volevo cambiare il mondo. Ora sono saggio e sto cambiando me stesso.”
Dalai Lama

 Il disagio psicologico può manifestarsi in varie forme: a volte si esprime in un alterato rapporto col cibo e col proprio corpo o attraverso intensi e drammatici attacchi di panico, altre volte con tristezza e malinconia frequenti o con sintomatologia somatica come cefalea o colon irritabile.

Cambiamento

Sono segni di un equilibrio interiore che si è perso e ha lasciato il posto ad una fase di crisi. In effetti i disturbi psicologici sono drammatiche malattie da cui guarire, ma anche preziosi e disperati segnali di allarme che il nostro corpo ci da per dirci che dobbiamo cambiare immediatamente, che dobbiamo risolvere dei conflitti interiori, che non siamo felici o gratificati dalla nostra vita, che dobbiamo affrontare le paure che ci dominano, ecc.

Ecco alcuni dei più comuni disturbi psicologici che costituiscono quindi segnali di un cambiamento non più rimandabile, e che possono essere affrontati in maniera efficace in un percorso psicoterapeutico, strutturato e collaborativo.

 

Magritte

– Disturbi del Comportamento Alimentare

(Anoressia, Bulimia, Alimentazione Incontrollata)

Panico

– Disturbi d’Ansia

(Attacchi di panico, Disturbo Ossessivo Compulsivo, ecc)

Depressione – Depressione
Mal di testa – Cefalea

psicologo

Psicologo, psichiatra o psicoterapeuta?

Psicologo, psichiatra, psicanalista e psicoterapeuta sono termini spesso confusi tra loro, ma che hanno significati diversi.

psicologoLo Psicologo ha concluso il corso di studi in psicologia, laurea di 5 anni e ha svolto un anno di tirocinio pratico formativo. A seconda dell’indirizzo scelto all’università si formano psicologi clinici, del lavoro, dello sviluppo, ecc. Ogni Psicologo deve aver superato l’Esame di Stato ed essere iscritto all’Albo degli Psicologi per poter esercitare la professione. Dopo la laurea può frequentare corsi o master che danno competenze specifiche.

Lo psicologo conduce colloqui di sostegno e consulenze, usa strumenti diagnostici e tecniche (esempio di rilassamento ecc) e costruisce così un intervento che non si configura come terapia, poiché essa richiede il titolo di psicoterapeuta.

Lo Psicoterapeuta può essere laureato in medicina o psicologia e ha frequentato una Scuola di Specializzazione riconosciuta dal Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca (MIUR), di durata almeno quadriennale, che prevede una specifica formazione professionale in psicoterapia. Il medico-psicoterapeuta essendo laureato in medicina può prescrivere i farmaci, lo psicologo-psicoterapeuta no.
Entrambi ricevono l’autorizzazione dal proprio Albo ad esercitare la professione di psicoterapeuta.

La psicoterapia è un intervento che va più in profondità rispetto a quello dello psicologo, attraverso l’utilizzo di tecniche che variano a seconda della teoria di riferimento del professionista. Le scuole di specializzazione che permettono l’iscrizione all’Albo degli psicoterapeuti sono molte e molto diverse fra loro perché si basano su cornici teoriche differenti (cognitivo-comportamentale, sistemico-familiare, psicanalitica ecc).

Lo Psicoanalista è uno psicoterapeuta che si è formato in una scuola di specializzazione che si ispira alla psicanalisi di Freud e dei suoi successori (G. Jung, A. Adler, ecc). Condizione necessaria per diventare psicanalista è sottoporsi in prima persona ad un’analisi personale.

Lo psichiatra, invece, è laureato in medicina e successivamente specializzato in psichiatria. vignetta psychiatric helpLo psichiatra non è psicologo, ma può comunque esercitare la psicoterapia; ha competenze, formazione e approccio generalmente differenti rispetto allo psicologo e può prescrivere farmaci. 
Spesso psichiatra e psicoterapeuta seguono contemporaneamente la stessa persona, integrando i loro approcci, per un miglior risultato terapeutico.

La Legge n°56 del 18 febbraio 1989 disciplina la professione dello psicologo e sancisce che: “La professione di psicologo comprende l’uso degli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità. Comprende altresì le attività di sperimentazione, ricerca e didattica in tale ambito.