La soluzione è dentro di te
“Lo so che ti sei persa dentro te stessa ma non temere, hai tutta la forza che ti serve per ritrovarti”.
Ciao, mi chiamo Serena
Se mi permetto di affrontare certi argomenti è perché la tua storia è un po’ anche la mia storia; non ti darò la soluzione al problema, perché non ce l’ho, ma anche se l’avessi avuta non te l’avrei data, perché aspettare che gli altri risolvano i tuoi problemi è una illusione.
Il massimo che posso fare è darti dei consigli, poi starà a te scegliere la tua strada.
Sei cresciuta, stai crescendo e ogni giorno che passa sei sempre più consapevole di quello che ti accade intorno e di quanto a volte la vita sia ingiusta.
Vai a scuola e non ti senti compresa, ma comunque sorridi e cerchi di andare avanti, tanto pensi: “in fondo non è una cosa insuperabile, la scuola prima o poi finirà”. Torni a casa ma c’è sempre qualche problema: inizi a non sentirla più come casa tua e cerchi qualsiasi distrazione per non passare troppo tempo dentro quelle quattro mura, quindi esci e sorridi, pensando: “è solo un brutto periodo, passerà”.
Il mondo esterno ti sembra così perfetto, le tue amiche sempre belle, fidanzate e felici, quindi pensi: “il problema allora sono io”. Poi col tempo ti accorgi che non riesci più a sorridere: non ce la fai più, hai sopportato tutto ciò che potevi, hai portato il tuo corpo allo stress più totale. La tua mente si è incasinata così tanto che pur non avendo nessun rumore attorno a te è come se avessi tante voci che parlano contemporaneamente. Non ti va più di far nulla se non dormire, perché quello è l’unico momento in cui il tuo corpo si “spegne”.
Capisci però che non puoi dormire 24h su 24, ti serve un altro tipo di sfogo, qualcosa che ti possa far tornare il sorriso. E’ così che all’improvviso nella tua mente iniziano a girare ossessivamente 3 semplici parole: specchio, cibo e bilancia.
E’ così che ti ritrovi all’interno di un circolo vizioso, esattamente come un cane che si vuole mordere la coda, gira e rigira ma non conclude niente.
Il cibo inizia a diventare il tuo peggior nemico: non mangi e se sei obbligata, appena finisci scappi in bagno a vomitare… Ti guardi allo specchio… ti pesi e vai avanti così fino a quando il tuo corpo non arriva allo stremo, ma nonostante tutto vai avanti. Poi un giorno ti viene in mente anche la brillante idea di iscriverti in palestra o andare a correre: ti alleni 2-3 ore al giorno e durante la giornata continui a non mangiare nulla. Le persone che fanno parte della tua quotidianità notano un cambiamento in te, ma non riescono a capire di preciso oppure fanno finta di non capire, perché riconoscere la realtà a volte fa tanto male.
Questa realtà tu non la noti, anzi la neghi: pensi che finalmente inizi a stare davvero bene, ti vedi bella, ma non hai la minima idea dei danni che stai recando al tuo corpo.
La consapevolezza di stare male nel peggior dei casi arriva quando ti devono ricoverare e lì ti rendi veramente conto che ci sei dentro in tutti i sensi, ma non c’è assolutamente bisogno di arrivare fino a lì (io ad esempio non ci sono arrivata). Nel caso più frequente la consapevolezza non arriva da se stessi, ma dai familiari che ti spingono poi ad iniziare una terapia con uno psicologo: ma se non sei realmente motivata questo tentativo non andrà in porto. Sono fasi molto difficili in cui si tende a non fidarsi di nessuno, ma è cruciale dare fiducia alle persone che ti sono vicine e ai medici esperti in questo campo.
Invece nel migliore dei casi la consapevolezza la si acquisisce da soli, (questo è il mio caso): avere il coraggio di ammettere di stare male e di avere bisogno dell’aiuto di qualcuno, ma non di una persona qualsiasi, di qualcuno che abbia studiato per questo, un professionista.
A volte iniziare questo tipo di percorso spaventa, ed è normale, tutte le nuove esperienze un po’ ci spaventano: però l’importante è almeno provarci, non una volta, sarebbe troppo poco, almeno 3-4 volte, poi se non ci si sente a proprio agio si può tentare di cambiare psicologo, o mettere da parte la cosa per un altro po’ di tempo, fino a quando non si è pronti al 100%.
Ma ricordati che più lasci passare il tempo più le tue condizioni psicofisiche peggiorano di giorno in giorno. Iniziare una terapia è sempre la soluzione migliore, perché oltre a risolvere quel determinato problema, ne risolvi tanti altri e scopri cose di te stessa che nemmeno sapevi. Una cosa è certa: finito il proprio percorso sarai una persona diversa, migliore: sarai sempre te stessa, ma finalmente fuori dalla gabbia.
Ad esempio a me fare questo percorso mi ha aiutata tanto a capire come funziona la propria mente, quanto siano complicati i meccanismi che ci sono dietro. Oltre che riuscire ad aiutare te stessa, riesci anche ad essere un po’ di aiuto agli altri: infatti si diventa ancora più sensibili e si riesce a volte a bloccare l’impulsività (che non porta mai a nulla), ed a razionalizzare di più.
Ma prima di concludere vorrei dire un’altra cosa:
non pensare che la vita degli altri sia così perfetta come credi, non sminuire mai la tua pensando di volere quella di un’altra persona. Ok, magari la tua non è come te la immaginavi, ma quante cose nella vita sono come ce le aspettavamo? Forse poche, veramente poche, allora prendi ogni singola esperienza (anche le più brutte) come un’opportunità per crescere e maturare… E quando ti senti persa ricordati sempre chi sei e da dove vieni: è da lì che deriva la forza che ti serve per rialzarti.
Serena