“Una volta accettata l’idea che la morte è parte della nostra vita, ci si sente più forti, si ha l’impressione che nessuno possa più avere potere su di noi. Vincere la paura della morte è un grande passo di libertà per l’uomo, che aiuta a vivere meglio. L’uomo moderno studia, impara, si impratichisce con migliaia di cose, ma non impara niente sul morire. Anzi, evita di parlarne (farlo è considerato scorretto come un tempo era il sesso); evita di pensarci e quando quel prevedibile, naturalissimo momento arriva è impreparato, soffre terribilmente, si aggrappa alla vita e così facendo soffre ancor di più.
Un mistico indiano da bimbo era rimasto colpito dalla morte di un familiare. Sua nonna lo fece sedere su una grande sedia di legno e gli disse di reggersi a questa con tutte le sue forze. Lui si aggrappò ai braccioli ma lei riuscì lo stesso a strapparlo via. Nel resistere sentì dolore. La nonna gli chiese poi di sedersi di nuovo, ma questa volta senza fare resistenza. Lei allora lo tolse gentilmente. “Così avviene la morte. Sta a te scegliere come vuoi andartene.”
“Nell’antica Cina molti tenevano in casa la loro bara per ricordarsi della loro mortalità; alcuni ci si mettevano dentro quando dovevano prendere decisioni importanti, come per avere una migliore prospettiva sulla transitorietà del tutto. Perché non fingere per un attimo di avere i giorni contati (come in verità si hanno comunque) per rendersi conto di quanto preziosi siano quei giorni?
Gli indiani lo rammentano con la storia dell’uomo che, rincorso da una tigre, scivola in un baratro. Cadendo nel vuoto il poveretto riesce ad aggrapparsi ad un arbusto, ma anche quello comincia a cedere. Non ha scampo: sopra di sé le fauci della tigre, sotto l’abisso. In quel momento però, proprio lì, a portata di mano, fra i sassi del dirupo, l’uomo vede una bella fragola rossa e fresca. La coglie e… mai una fragola gli parve così dolce come quell’ultima.”
Tiziano Terzani (L’ultimo giro di giostra)